IL PETTEGOLEZZO: PECCATO VENIALE?

Il vocabolario Zingarelli definisce il pettegolezzo: discorso malizioso e indiscreto su qualcuno o sulla sua condotta. Moralmente è il peccato (veniale?) anche dei cristiani che fanno la Comunione quotidiana: la virtù che si intacca è la Carità. Il pettegolezzo comporta una leggerezza ed una superficialità come uno svago: però può sconfinare con la mormorazione, la critica, il giudicare ai danni di persone ben definite, e diventare addirittura maldicenza e calunnia: allora il discorso, iniziato appunto con la leggerezza, si fa pesante, grave, colpevole.
La Carità cristiana viene sciolta come zucchero nel bicchiere d’acqua, e buttata. Quel discorso sul più e sul meno è terreno della Carità, dell’amore di Dio e del prossimo; e chi lo sviluppa non sale sulla scala della virtù; ma fatalmente scende verso il male, cioè il peccato, anche grave. Si può fare la Comunione senza confessarsi?
Ai tempi lontani di un certo regime – lo ricordo bene – era obbligatorio esporre nei luoghi pubblici una targhetta metallica, che portava questa scritta: “La persona civile non sputa in terra e non bestemmia”.
Chi fa pettegolezzo forse non bestemmierà; ma certamente sputa in terra, anzi sul volto del prossimo assente; ed è sempre una vigliaccata, piccola o grande. Il Gesù che vai a ricevere è la Carità benevola, mite, arrendevole, senza malizia, che tutto scusa, tutto ama (S. Paolo ai Corinzi). E tu, non devi assomigliare a Cristo, anzi, esserne una copia più fedele possibile? Certe Comunioni sono come un piatto unto: con i rimasugli essiccati di cibo, su cui vuoi deporre l’Ostia bianca, santa, immacolata, piena di amore.