Come fu la tua morte, o Madre Maria?
I miei fratelli orientali
dicono che hai chiuso gli occhi,
qui, sulla terra,
che so? a Efeso, a Gerusalemme, altrove;
e sei spirata così,
meglio: tra le braccia di Gesù, coricata;
e poi lui ti ha tirata su, in alto,
prima l’anima, come una bimba, (in fasce),
su, al suo cielo, leggera,
poi con il corpo, poi viva, lassù.
Mi sembra più bello, più fine,
che tu, sì, seduta,
con le braccia in avanti
gli occhi socchiusi
ma vedenti, ben desti,
senza un’ombra di ruga attorno,
senza un brivido di contrazione;
e ti sei trovata in mistero
sulle ginocchia del Figlio,
già qui, già Altrove,
(quante volte l’hai tenuto così da bambino),
subito, subito, lesta
in un sole di Gioia, di Gloria,
senza aprire una porta,
o fare un sentiero, una svolta,
una traccia di passo,
là al centro, lassù in quel Cielo.
“E’ tutto passato, o Giovanni:
e ora è un presente, iniziato, perfetto, completo…
che dura (che bello!) un sempre. Un adesso
senza un battito d’ore, d’istanti,
di un polso, di un poi che si svolga…
E’ bello, gioioso, amoroso.
E guardo nel Padre, nel Figlio lo Spirito Amore
che scambiano in dono tra loro:
lo donano a me! E m’ingloba
mi elide m’assimila come
un sangue trasfuso;
e io resto Maria, la Madre:
e loro il Figlio, il Padre, lo Spirito…
O Amicizia totale, o Famiglia! Un Tutto.
Oh sì, don Giovanni Maria: miliardi
di Figli di Dio ho qui attorno, e miei figli:
e mi chiamano madre,
come il mio Figlio Gesù.
Al mio carissimo amico Adriano dedico questa mia ultima poesia (e al nostro carissimo Giovanni Pascoli)
Don Giovanni, 24.2.2015