PRIMAVERA

Nella nuvolaglia sparsa
trapassata dal sole, tra la cuspide della torre
e il grattacielo,
volteggia una coppia di uccelli.
Fasciata di luce e di ombra,
le case pigre e dure
guardano motori rumoreggianti
lungo la via ansiosi,
inconsci
ch’è primavera
e gente che va ai suoi fatti
senza parlare.
Ma è primavera
là nei miei boschi,
nei miei campi,
nelle strade di sabbia,
nei cieli completi, sconfinati
col verde
dell’orizzonte.
Là c’è qualcosa
che muove le erbe nuove,
i rami antichi e neri
delle tarde querce
e le gemme delle acacie
e le foglie amare dei pioppi,
e i fiori di biancospino,
del pero, del melo e del susino
che sorride – come madre intenerita –
al saltellare ebbro degli uccelli
tra le siepi, sui rami, sulla terra tiepida.
Là le mie case allungano
le mani rugose al sole
o ammiccano
col mesto sorriso dei vecchi al calore;
e la gente
ha voglia di parlare
e di ridere insieme,
in questo mistero eterno
della primavera.